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mercoledì 26 giugno 2013

L’importanza delle fiabe

Quanti di noi si ricordano di aver sognato, mentre ci raccontavano una fiaba? Tanti! Le fiabe sono un vero e proprio mondo incantato fondamentale per lo sviluppo psichico del bambino, perché la fantasia e la magia delle favole aiutano il bambino a crescere, a superare le paure e le incertezze. 

I personaggi, le situazioni e i paesaggi delle fiabe prendevano forma nella nostra mente e diventavano reali, andando a soddisfare il nostro bisogno di immaginazione e di avventura. Le fiabe non erano per noi semplici racconti, erano qualcosa di molto più profondo, legate al nostro pensiero mitico e fantastico. Le favole accendevano in noi le luci dell’immaginazione e dei sogni. 

Le fiabe offrono la possibilità di leggere, all’interno di ogni racconto, diversi percorsi di vita che celano importanti tracce di quello che è stato il cammino dell’umanità, dei problemi, delle difficoltà e delle ingiustizie in cui si è imbattuta e del modo in cui i protagonisti hanno affrontato e superato le loro fasi più difficili. 

E’ per questo motivo che le fiabe popolari più conosciute e più lette dai bambini e dai genitori, anche dette fiabe morali, come i tre porcellini, le storie della mille e una notte, cappuccetto rosso riescono a rassicurare il bambino di fronte ai problemi della vita divertendolo e affascinandolo e tranquillizzandolo con il lieto fine. 

La fiaba ha la capacità di rasserenare, grazie all’uso del linguaggio simbolico: per esempio la strega rappresenta le persone cattive, la fata quelle buone. I lati negativi del mondo interiore del bambino (odio, rivalità, paure) prendono forma concreta nelle figure spaventose (mostri, draghi, orchi), mentre gli aspetti positivi (gioia di vivere, generosità, amore) si esprimono attraverso personaggi forti e buoni (fata, vecchio saggio, nanetti). Le paure e le angosce si concretizzano e, immedesimandosi nei protagonisti del racconto, per il bambino diventa più facile controllarle. 

Inoltre l’immagine dell'eroe che, per arrivare alla soluzione delle vicende, affronta mille peripezie, difficoltà e problemi è molto importante, perché offre al bambino l’idea che solo con impegno e tenacia riuscirà ad affrontare e superare le sfide della vita. 

Cogliamo dunque l’importanza di questi messaggi per i nostri bambini e dedichiamo tutti i giorni un piccolo spazio alla lettura di fiabe e racconti, ad esempio la sera prima di addormentarsi, accanto a loro. Saranno poi loro stessi a chiederle spesso, perché per i bambini la ripetizione ed il sapere come andrà a finire hanno una funzione rassicurante molto importante.

Tratto da:
http://www.kinderacolazione.it/team-degli-esperti/psicomotricista/fiabe

L’importanza delle favole per i bambini.


L’importanza delle favole per bambini è indubbia. Il mondo delle favole è magico, basta nominarlo ed evoca atmosfere fantastiche, storie meravigliose, personaggi incredibili. Il momento in cui ci viene raccontata una fiaba resta impresso nella nostra memoria per il resto della vita ed è uno di quei ricordi che ci piace trasferire perché sappiamo che non sarà vago, ma che porterà con sé tutto lo stupore e la curiosità che provavamo in quel momento. Raccontare le favole ai bambini, inventarne con e per loro è un’esperienza importante, tanto per i figli quanto per i genitori. E’ costruzione di un ricordo indelebile ed è costruzione di relazione emotiva.Poco importa se si tratta di fiaba (narrazione della tradizione popolare) o di favola (vero e proprio genere letterario), le differenze si perdono nel mondo della fantasia e, forse per trovare una mediazione, alla fine si dice “raccontami una storia”.

Le “storie”, come le metafore, implicano un trasferimento di significato, raccontano della vita attraverso la simbologia e hanno qualcosa di simile ai sogni in cui tutto diventa possibile. Parlano ad una nostra parte interna che non ha solo a che fare con la cognizione (sappiamo bene che sono, appunto, “storie) ma anche e soprattutto con la nostra emotività, con i sentimenti, con la nostra parte fantastica e con il puer aeternus che è in noi.
Quando raccontiamo le favole ai nostri bambini, entriamo con loro in questo mondo fantastico ed entriamo in contatto con i nostri mondi emotivi. Folletti, orsi blu, tempeste, orchi cattivi, fate, gnomi e tutti i personaggi che raccontiamo, rappresentano parti delle personalità di ciascuno di noi. Grazie alle favole possiamo esternarle, renderle ridicole o grandiose, possiamo entrare in relazione con loro e tra di noi.
Finalmente, oltre al valore educativo, alle fiabe è stato riconosciuto anche quello terapeuticoche consiste nella possibilità di sperimentare emozioni e di confrontarci con quelle che Jung chiama le parti Ombra, ossia le parti negative della personalità che tutti, sbagliando, fingiamo di non avere. In particolare rispetto ai bambini, alle favole può essere attribuita anche una funzione di prevenzione, perché imparano che esistono eventi negativi e non solo positivi e vi associano emozioni che poi riconosceranno come proprie nella vita reale e saranno in grado di dare loro un senso (funzione terapeutica per eccellenza).
Quei “c’era una volta … “ e “vissero tutti felici e contenti” tutelano anche le menti più giovani dapprima a distanziarsi dal racconto, se c’era una volta ora non c’è più, e poi a rasserenarsi perché se vissero tutti felici e contenti, allora ce la si può fare. Ci sono alcune favole che definirle così sembra di sminuirle, Alice nel paese delle meraviglie ne è un esempio: la si può leggere cento volte e cento volte attribuire significati diversi, comprendere in modo nuovo lo stesso episodio. E il Piccolo Principe? Il libro è sempre lo stesso, ma letto in età diverse cambia di significato. E che dire di Pinocchio? La versione originale di Collodi è quella che bisognerebbe rileggere almeno una volta l’anno.
In psicoterapia si fa qualcosa di molto simile, si racconta la propria storia e si cercano altri significati che già c’erano, ma chissà come è andata, non li avevamo messi in luce.

preso da:
http://psicomamme.it/importanza-favole-bambini/

lunedì 28 maggio 2012

Favole per bambini con morale.


Con l'aiuto di animali parlanti, fate e gnomi, possiamo insegnare ai bambini, tramite favole semplici, come comportarsi!


In un mondo invaso dalla tecnologia avere un libro in mano sembra quasi superato, e quelle storie tradizionali, che per millenni hanno affascinato la fantasia di tanti bambini stanno scomparendo. E' importante, invece, recuperarle, anche perchè le favole sono un ottimo mezzo per spiegare ai bambini cosa è giusto e cosa è sbagliato, in maniera semplice e con l'ausilio di personaggi magici che possono catturare la loro attenzione. Le favole, poi, hanno il grande vantaggio di essere brevi, così da rimanere impresse nella memoria del bambino senza sforzo. Donnaclick vi suggerisce qualche titolo, tra le favole più famose, da leggere magari prima di dormire!
  • La volpe e la cicogna, di Fedro
Il padre delle favole antiche, in questa brevissima storia, ci ricorda come bisogna stare attenti a canzonare gli altri, perchè il "favore" può esserci restituito in fretta! E' la storia di una volpe che invita a pranzo una cicogna. Le pietanze erano tutte servite in basse ciotoline che non permisero alla cicogna di nutrirsi; pronta a rendere la pariglia, la cicogna, il giorno seguente, prepara un sontuoso pranzo per la volpe...servendolo in vasi dal lungo collo! Fu così che volpe non potè mangiare le leccornie della cicogna e imparò la lezione!
  • La cicala e la formica, di Jean de La Fontaine
La storia è ovviamente notissima: la cicala sfaccendata che prende in giro le operose formiche, le quali, durante la bella stagione, lavorano duramente per assicurarsi la sopravvivenza durante l'inverno. Quando, poi, la stagione fredda si presentò, la cicala non aveva di che sfamarsi; andò allora dalla formica a chiedere cibo, ma per tutta risposta l'operoso insetto rispose "se fino a ieri hai cantato, ora balla se ti va!". E' una favola utile per insegnare ai bambini il senso di responsabilità e ricordare loro che non sempre quello che dobbiamo fare è piacevole, ma non si può evitare!
  • Le scimmie in viaggio, di Gianni Rodari
Un gruppo di scimmie decide di "guardare il mondo" e fa il giro dello zoo; vedono solo gabbie, seppur con animali diversi, e dopo ore e ore di cammino, arrivano alla conclusione che il mondo è poco interessante, e così monotono! Ma Rodari ricorda e sottolinea: non si può conoscere ecomprendere il mondo se lo si guarda senza uscire dalla propria gabbia mentale!
  • La volpe e il caprone, di Esopo
Ancora una volta l'astuta volpe è la protagonista di una favola. In quest'avventura, cade in un pozzo pieno d'acqua. Passa di lì un caprone assetato e, convinto dalla volpe che l'acqua è buona, si butta anche lui giù nel pozzo. Dopo aver bevuto capisce di essere in trappola, e chiede alla volpe come faranno ad uscire. La volpe allora suggerisce al caprone di permetterle di salire sulle sue corna, così lei potrà uscire e salvare anche lui. Una volta fuori però, la volpe cerca velocemente di andar via. Quando il caprone reclama aiuto, la volpe gli fa notare la sua leggerezza nel non aver valutato prima in quale modo e con quali mezzi avrebbe potuto abbandonare la sua trappola.

FONTE: http://www.donnaclick.it/mamma/favole-bambini-morale.htm

L'UOMO E IL CONIGLIETTO NANO. Favola per spiegare la pedofilia ai bambini!



In gelateria, un piovoso pomeriggio di festa. Bambini fuori, seduti sulla panchina spalle alla vetrina.
Genitori dentro, viso alla vetrina.
Niccolò entra correndo e si butta tra le gambe di uno sconosciuto seduto accanto a noi.
- Niccolò, cosa fai???
- L’ho chiamato io il bambino.
- In che senso?
Come risposta, infila le mani nella sua borsa ed estrae lui.
Lo mette in braccio a mio figlio, gli sistema le dita e le manine attorno al corpo.
Niccolò esce e si siede sulla panchina accanto a suo fratello Matteo e a un amico di suo fratello.
Il signore esce e si siede tra a loro.
In un attimo vedo la sua mano sulla testa di Matteo. Lo accarezza. Con delicatezza, ripetutamente. Dalla fronte al collo.
Noi, sei osservatori, ci guardiamo. Impossibile: siamo in sei adulti! Sarà un po’ matto e basta.
Esce la mia amica e lui toglie subito la mano dalla testa di mio figlio.
Arriva una bambina a guardare il coniglietto. Lascio la scena con gli occhi per 5 secondi. Mi rigiro e l’uomo in questione si è inginocchiato per terra, ha preso Niccolò sulle gambe e lo cinge con le braccia, sempre con la scusa del coniglio.
La mia amica esce di nuovo e gli toglie il bambino.
Lui entra.
Io entro per prendere le giacche.
- Sono tuoi i due bimbi?
-Si.
-Sembri una bambina anche tu. State andando?
- Si.
-Voglio salutare i bambini
Esce, li chiama tutti per nome, accarezza la testa di Matteo di nuovo.
Ce ne andiamo. Sei adulti allibiti.
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La storia in sé non la commento, mi è stata sufficiente la notte in bianco appena trascorsa tra coniglietti-esca e carezzine varie (certo, si, non ha fatto niente, non ha toccato nulla…si, si. Voi vi permettete di toccare il collo di un bambino in gelateria? O di prendere sulle ginocchia un bambino che non conoscete strusciandovici? E di toccare le mani insistentemente, accarezzando i palmi e il dorso? Io no.)
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Ho approfittato di tutto questo per parlare con i miei figli, cosa che non avevo mai fatto approfonditamente, per non indurre paure inutili.
Ho spiegato loro di non farsi toccare da nessuno, di andare via qualora dovesse capitare, di urlare. Insomma tutte le cose che i genitori raccontano e spiegano ai bambini.
Il fatto di poter ancorare gli ammonimenti alle carezze appena ricevute è stato utile. Ma sorprendente è stata la loro risposta.
Ho parlato in momenti separati a ciascuno di loro, perché hanno età diverse e il linguaggio va adattato alla loro personalità che è diametralmente opposta.
La risposta però è stata la stessa. E mi ha fatto PAURA.
Matteo
- Mamma, ma intanto le carezze erano delicate. Poi come facevo a spostarmi? Avevo paura che ci rimanesse male.
Anche la ‘tenerezza’, quando supera una determinata soglia oltre la quale comincia l’eccitazione dell’adulto (…), soglia che ogni adulto equilibrato ben conosce, è di fatto una violenza perché, come ho scritto sopra, il bambino non ha ancora un apparato psichico abbastanza maturo da contenere quel tipo di eccitazione. (Clotilde Masina Buraggi)
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Niccolò
- Io mi sono sentito “in disagiato” quando mi ha abblazzato e mi ha fatto sedele sulle sue gambe. Ma avevo paula che si offendesse.
Paura di offendere, di ferire, di far rimanere male una persona. (Niccolò, sii educato con gli adulti – Non rispondere male -Non andartene mentre uno ti parla)
Senso di colpa. Di aver fatto rimanere male un adulto. O per aver subito anche solo un’attenzione “estranea” o “diversa”.
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Mi è tornato alla mente un capolavoro letto qualche anno fa di Enzo Baldoni, giornalista e copywriter, scomparso nel 2004.
Attualissimo e diretto. (Come era lui).
Leggetelo. Una ventina di minuti ben spesi.
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Restano aperte infinite domande: a che età è giusto parlarne con i bambini? O meglio, esiste un’età giusta? Non si rischia di inculcare paure poco edificanti (vi ricordate le caramelle-dagli-sconosciuti da cui ci mettevano in guardia i nostri genitori?)? Qual è il discrimine da spiegare? La regola del “Qui non si tocca vede il discrimine nella biancheria intima: no, io non sono d’accordo assolutamente. Cosa dire e cosa non dire? Come parlare senza confonderli? Che linguaggio utilizzare?
Io navigo a vista. Ma anche a buon senso. Quello che ho visto ieri non mi è piaciuto. Solo vorrei capire quando e come parlare ai bimbi. Perché non c’è nulla di peggio di qualcosa spiegato male e in maniera stonata.

FONTE: http://www.mammaimperfetta.it/2012/05/02/pedofilia-spiegata-ai-bambini/

La favola di Duck: spiegare la disabilità ai bambini


Vorrei parlarvi di uno tra questi libri: La favola di Duck, edito da Arkadia, casa editrice emergente particolarmente attenta alla qualità delle pubblicazioni.
Spiegare la disabilità ai bambini è sempre difficile: vogliamo suscitare in loro empatia ma non pena, comprensione ed accettazione in maniera premurosa e consapevole, senza pregiudizi.
Questo libro secondo me è perfetto. Forse perchè è scritto da Duck in persona, ovvero Andrea Cossu, un giovane malato di tetraparesi spastica, e dal suo educatore/amico Bruno Furcas. Forse perchè racconta con sincerità ma in modo child friendly la durezza della vita del disabile, una durezza che va oltre la quotidiana sfida contro la malattia, per coinvolgere la sfida contro pregiudizio ed ignoranza, la più dura delle battaglie.
Con parole semplici ed efficaci questo libro allegro e colorato spiega lo stato d'animo del piccolo disabile, dei suoi cari, la voglia di vivere e superare le difficoltà, per sentirsi accettato nella società.
E' un libro che intenerisce e fa riflettere, adatto a bambini in età scolare, ai quali possiamo spiegare come l'amore per la vita possa essere più forte di ogni limite fisico, e trasformare la diversità in preziosa risorsa.
Un libro da leggere insieme ad un adulto, per fermarsi di tanto in tanto a trarre qualche riflessione.
Un libro per crescere.

IL CERCHIO DELLA VITA


In una foresta all'interno dei Monti Sibillini, viveva un branco di lupi. Erano dei lupi tranquilli che ogni tanto si accontentavano di fare qualche scorribanda giu' in paese per mangiare qualche vecchia gallina nei pollai, ma niente di piu'.
Nel branco pero', viveva un lupo che non era come gli altri, se ne stava sempre distante dal gruppo , brontolando in continuazione, la sera, tutto solo in cima al monte ululava alla luna e progettava di diventare il piu' grande e potente lupo della foresta.
Non sopportava di vedere i suoi compagni passeggiare tranquillamente mentre a poche decine di metri da loro delle tenere pecorelle se ne stavano placide a pascolare fra i cavalli e le capre. ''Non è giusto'' pensava fra se e se', ''Io sono un lupo e tutti gli animali mi devono rispettare e temere, parlero' con mio padre che, con le buone o le cattive mi dovrà ascoltare''.
Al mattinodi buon'ora si presento' dal padre, che era un buon capo e da sempre aveva comandato su quella foresta con armonia e tranquillità e gli disse:'' Io non ti riconosco piu' come capo e da questo momento prendero' io il comando, vedrai quello che sa fare un vero lupo!! Seminerò il terrore in questi boschi e tutti dovranno tremare quando passo io. Vedrai!
Con un salto improvviso balzo' sul vecchio padre e gli diede un profondo morso nella gola e mentre tutti i lupi del branco accorrevano in soccorso del capo, lui, gridando disse alla folla: ''Il lupo padre sta morendo, d'ora in poi sono IO il capo supremo e chi non mi ubbidirà farà la sua stessa fine. Da questo momento incomincia la caccia, vi ordino di portarmi teneri agnellini, caprette, polli e tutto il bestiame che riuscirete a scovare! L'uomo mi dovrà odiare, solo cosi' tutti gli animali capiranno una buona volta chi è il piu' forte, e, soprattutto, che noi lupi non conviviamo con ''certi'' esseri inferiori, bensì ce li pappiamo a pranzo!!!''
Da quel momento ebbe inizio la caccia, i lupi, anche se malvolentieri, cominciarono a scendere nei villaggi uccidendo e razziando tutto, presero agnelli, caprette, vitellini, puledri....lasciando dietro di loro solo morte e disperazione....
Il tempo passava ed il lupo cattivo divento' papà di tre bellisssimi cucciolotti.
Un giorno i piccolotti, vispi e allegri, videro delle formichine che, con il loro cammino, avevano formato una lunghissima fila indiana.....presi dalla curiosità cominciarono a seguirla....e si allontanarono dalla tana mentre mamma lupa era a caccia. Ad un tratto i piccoli lupi si ritrovarono in una radura e, spaventati, incominciarono a guaire chiamando la mamma......all'improvviso spunto' proprio di fronte a loro, un grosso caprone che, con gli occhi iniettati di sangue, li costrinse a seguirlo dicendo:'' Bene... bene ....mh....i cuccioli del terribile Igor... vedremo se farà ancora il baldanzoso quando saprà che i suoi amati figlioletti sono nelle nostre mani!''
Ben presto la notizia si sparse in tutta la foresta ed il lupo cattivo affranto dal dolore non riusciva neppure a pensare al da farsi. Improvvisamente....senti' avvicinarsi qualcuno....alzò la testa e.....la figura del vecchio padre lupo si stagliò a pochi passi da lui.....:'' Figlio mio ti rendi conto di aver scatenato l'inferno in questa foresta? Si, è vero, noi siamo lupi, ma anche noi abbiamo bisogno degli altri animali per vivere. Nessuno puo' sopravvivere senza l'aiuto degli altri, impara la lezione, anche le capre, tanto tranquille all'apparenza, se ferite possono diventare acerrimi nemici e procurarti tanto dolore. Se ci tieni a rivedere i tuoi figli, fa questo tentativo, va dalle capre, ammetti di aver sbagliato, dì che hai bisogno di loro e che, da adesso in poi, governerai in questa grande foresta con equità e giustizia senza fare altro male a nessuno.''
Il lupo Igor, affranto dal dolore per i piccoli, in un lampo comprese tutto il male che aveva fatto, tutto il dolore che aveva procurato a quei padri a cui aveva strappato i figlioli e, dubitando di poter mai essere perdonato, si incammino' verso l'ovile dove erano radunate le pecore e le capre.
Al suo passaggio tutti inveivano contro di lui lanciandogli contro pietre, rami, sterco.......ma lui continuava a camminare a testa bassa fino a raggiungere il recinto del caprone che, vedendolo, con voce cattiva gli chiese che cosa volesse. Lui a bassa voce, sempre tenendo la testa china, chiese scusa per tutto, chiese perdono per tutti gli animaletti innocenti che aveva fatto soffrire e promise solennemente di ricominciare a convivere con tutti serenamente cosi' com'era un tempo. Il caprone, che era un vecchio saggio, lo guardo' intensamente, capì che le sue parole erano sincere e disse:'' Igor, nella vita abbiamo bisogno l'uno dell'altro, sempre, nessuno è piu' importante dell'altro, anche il piu' piccolo animaletto è necessario a farci vivere bene. Il cerchio della vita è questo e non lo si deve cambiare M A I !!! 


FONTE: http://www.favole.org/cerchio_vita.html

giovedì 12 aprile 2012

Il Serpente Rosa. Favola sulla diversità scritta da Michela, 11 anni.

C'era una volta, tanto tempo fa, un serpente diverso dagli altri che si chiamava Rosa proprio perché era di color rosa. Non aveva nessun amico e tutti i suoi compagni la prendevano in giro. Perfino la mamma si vergognava di lei. Rosa era sempre sola e un giorno fu cacciata via dalla madre. Il giorno dopo, dopo una lunga camminata, incontrò un pavone. Il pavone vide Rosa triste e dopo aver ascoltato la sua storia decise di consolarla e di aiutarla per far sì che sua madre non si vergognasse più di lei e che i suoi compagni non la prendessero più in giro. Il pavone la accompagnò a casa. Quando arrivò a casa vide che tutti erano dispiaciuti di averla presa in giro e erano quasi invidiosi del suo bellissimo colore perché poteva confondersi con la terra marrone e con le foglie verdi del prato dando allegria a tutto l'ambiente. Festeggiarono tutti insieme il suo ritorno colorandosi tutti di rosa. Da quel giorno Rosa non fu più presa in giro e da allora ogni anno si festeggia il ritorno di Rosa colorandosi come lei. E i serpenti videro che quel colore li rendeva ancora più allegri!
                                                                                                                                      Michela, 11 anni.